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Il diedro della via normale visto dal sentiero che porta all'attacco

Nome Croda da Lago - Via normale
Gruppo montuoso Croda da Lago
Data salita10/2018
DifficoltàIII+
Sviluppo 320 m
Impegno globale AD+
Esposizione prevalente Nord-Est
Tempo impiegato ///
Punti d'appoggio///
Cartografia003 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane


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Durante le calate in doppia

Durante le calate in doppia

Ci sono quei sogni che restano sopiti a lungo ma che quando ti si risvegliano dentro, hanno bisogno di esplodere e il passo successivo è solamente quello di materializzarli.
Salire la Croda da Lago da solo è stato per me uno di questi. Però lo volevo fare al momento giusto.
Ormai uno dei momenti migliori per andare in montagna, se non il più bello, è l’inizio dell’Autunno: le giornate sono ancora lunghe, calde a sufficienza e si respira un’aria speciale, indescrivibile.
Così mi ritrovo a percorrere il sentiero che conduce in Val Formin, costellato di larici incendiati. Anche la Rozes appare in tutto il suo splendore, brillando di luce propria.
Come sempre quando sono da solo, ho la sensazione che il tempo trascorra lentamente e che la realtà circostante mi scorra sopra senza scalfirmi. Non so se sia un mio difetto o la normalità, ma faccio difficoltà a prendere totalmente coscienza di ciò che mi circonda. Per questo motivo spesso mi sforzo di fotografare o di fermarmi a osservare e a volte capita che alcuni spettacoli o immagini mi riempiano talmente che prorompo in una risata o magari accade che una lacrima mi righi le guance. Giunto sotto al diedro della via di salita decido di prepararmi con calma ma senza mai fermarmi, quasi a voler evitare di pensare. Perché alla fine l’arrampicata si tratta proprio di questo: agire senza pensare. E così inizio a salire perdendomi nei movimenti, aiutato dalla bellezza della roccia che per essere su gradi bassi, risulta veramente buona. Solo nell’ultima parte, usciti dal diedrone, tutto si fa instabile e il detrito diventa insidioso: ah amate Crollomiti!
Dalla cima si ha una vista pazzesca sui Lastoi de Formin, un altopiano a dir poco lunare. E dopo la cima iniziano le doppie, comode, senza intoppi: non potevo sperare di meglio!
Scendendo le ombre si allungano e mi ritrovo disteso sui prati che fasciano la Croda a guardare le nuvole ed ascoltare il silenzio di questi luoghi sospesi nello spazio e nel tempo.
Poi in basso, nei boschi di larici e pini cembri, i passi scandiscono il tempo e si fondono col battito del cuore, accompagnandomi fino alla macchina che fedele mi sta ancora aspettando.
La Croda da Lago alle ultime luci del tramonto. Sullo sfondo il Pelmo

La Croda da Lago alle ultime luci del tramonto. Sullo sfondo il Pelmo

La Rozes brilla di luce propria la mattina presto
Entrando in Val Formin, in punta di piedi
Sulla cengiona che fascia la Croda. I larici vanno a fuoco

Nel diedrone della via normale di salita
La roccia è sempre da buona ad ottima nel diedrone
Fungo instabile in cima

Vista spettacolare sui Lastoi de Formin dalla cima
Sguardo a Sud verso il gruppo della Croda da Lago dalla cima
In vista dell’uscita dal diedro

Un diedro perfetto
Il diedro della via normale visto dal sentiero che porta all’attacco
Verso Becco di Mezzodì e Rocheta di Prendera

Siamo ad Ottobre ma si formano ancora cumuli sulle cime!
Verso la conca Ampezzana scendendo dalla via normale
Scorcio verso il lago del Palmieri dalla cengiona che fascia alla base la Croda la Lago

Zoomata verso Becco di Mezzodì e gigante, sullo sfondo, il Pelmo
Scendendo un ultimo sguardo verso Cima Cason di Formin

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Claudio
Claudio

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"Tutte le arti aspirano alla condizione della musica, che non è altro che forma. La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’ imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico” J. L. Borges

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