Diedro Quinz-Vecellio – Pianoro dei Tocci
27 Ottobre 2018Alone again con variante Happy new year – Cadin del Doge
27 Ottobre 2018
Nome | Croda da Lago - Via normale |
Gruppo montuoso | Croda da Lago |
Data salita | 10/2018 |
Difficoltà | III+ |
Sviluppo | 320 m |
Impegno globale | AD+ |
Esposizione prevalente | Nord-Est |
Tempo impiegato | /// |
Punti d'appoggio | /// |
Cartografia | 003 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane |
Vai alla relazione tecnicaDurante le calate in doppia
Ci sono quei sogni che restano sopiti a lungo ma che quando ti si risvegliano dentro, hanno bisogno di esplodere e il passo successivo è solamente quello di materializzarli.
Salire la Croda da Lago da solo è stato per me uno di questi. Però lo volevo fare al momento giusto.
Ormai uno dei momenti migliori per andare in montagna, se non il più bello, è l’inizio dell’Autunno: le giornate sono ancora lunghe, calde a sufficienza e si respira un’aria speciale, indescrivibile.
Così mi ritrovo a percorrere il sentiero che conduce in Val Formin, costellato di larici incendiati. Anche la Rozes appare in tutto il suo splendore, brillando di luce propria.
Come sempre quando sono da solo, ho la sensazione che il tempo trascorra lentamente e che la realtà circostante mi scorra sopra senza scalfirmi. Non so se sia un mio difetto o la normalità, ma faccio difficoltà a prendere totalmente coscienza di ciò che mi circonda. Per questo motivo spesso mi sforzo di fotografare o di fermarmi a osservare e a volte capita che alcuni spettacoli o immagini mi riempiano talmente che prorompo in una risata o magari accade che una lacrima mi righi le guance.
Giunto sotto al diedro della via di salita decido di prepararmi con calma ma senza mai fermarmi, quasi a voler evitare di pensare. Perché alla fine l’arrampicata si tratta proprio di questo: agire senza pensare. E così inizio a salire perdendomi nei movimenti, aiutato dalla bellezza della roccia che per essere su gradi bassi, risulta veramente buona. Solo nell’ultima parte, usciti dal diedrone, tutto si fa instabile e il detrito diventa insidioso: ah amate Crollomiti!
Dalla cima si ha una vista pazzesca sui Lastoi de Formin, un altopiano a dir poco lunare. E dopo la cima iniziano le doppie, comode, senza intoppi: non potevo sperare di meglio!
Scendendo le ombre si allungano e mi ritrovo disteso sui prati che fasciano la Croda a guardare le nuvole ed ascoltare il silenzio di questi luoghi sospesi nello spazio e nel tempo.
Poi in basso, nei boschi di larici e pini cembri, i passi scandiscono il tempo e si fondono col battito del cuore, accompagnandomi fino alla macchina che fedele mi sta ancora aspettando.
La Croda da Lago alle ultime luci del tramonto. Sullo sfondo il Pelmo
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La Rozes brilla di luce propria la mattina presto
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Entrando in Val Formin, in punta di piedi
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Sulla cengiona che fascia la Croda. I larici vanno a fuoco
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Nel diedrone della via normale di salita
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La roccia è sempre da buona ad ottima nel diedrone
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Fungo instabile in cima
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Vista spettacolare sui Lastoi de Formin dalla cima
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Sguardo a Sud verso il gruppo della Croda da Lago dalla cima
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In vista dell’uscita dal diedro
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Un diedro perfetto
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Il diedro della via normale visto dal sentiero che porta all’attacco
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Verso Becco di Mezzodì e Rocheta di Prendera
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Siamo ad Ottobre ma si formano ancora cumuli sulle cime!
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Verso la conca Ampezzana scendendo dalla via normale
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Scorcio verso il lago del Palmieri dalla cengiona che fascia alla base la Croda la Lago
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Zoomata verso Becco di Mezzodì e gigante, sullo sfondo, il Pelmo
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Scendendo un ultimo sguardo verso Cima Cason di Formin