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Costantini-Apollonio – Tofana di Rozes
22 Luglio 2019
Una vacanza in granito
30 Agosto 2019
Nome Gran Diedro Sud
Gruppo montuoso Schiara
Data salita 14/08/2019
DifficoltàVII-
Sviluppo 280 m
Impegno globale ED-
Esposizione prevalente Sud
Tempo impiegato 14h totali
Punti d'appoggio Rifugi VII Alpini, Bivacco della Bernardina
CartografiaTabacco 024 - Prealpi e Dolomiti Bellunesi
La parete Sud della Schiara vista dal VII Alpini, evidente il Gran Diedro Sud

La parete Sud della Schiara vista dal VII Alpini, evidente il Gran Diedro Sud

Quando da parte di Stefano mi arriva la proposta di andare sul Gran Diedro Sud in Schiara, in cuor mio so già di aver accettato, ancor prima di ricevere la foto dello schizzo della via: non sono mai stato in quella zona ma soprattutto una proposta del genere è più unica che rara! Da molto ne sentivo parlare, a più riprese, ma si trattava più di fantasie che di realtà, invece questa volta si fa sul serio.
Siamo in tre, assieme anche all'instancabile Andrea che ci fa salire il sentiero fino al VII Alpini a tempo da record. Qui lo sguardo è catturato da quel grande diedro che incide la parete Sud della Schiara, isolato e severo, che come una calamita ci attrae, sempre più in alto.
Abbandonata la ferrata Zacchi, saliamo veloci lo zoccolo che è bello lungo e con passi fino al III: vietato sbagliare!
Giunti sotto la via, Stefano parte galvanizzato, tanto che decide di accorpare i primi due tiri. La Schiara la vede ogni giorno dal balcone di casa, quella Schiara che è la montagna dei bellunesi e quindi un po' anche sua.
La roccia è buona, a tratti quasi ottima ma si intuisce subito che non si tratta di una classica delle Dolomiti, qui la montagna non è addomesticata, bisogna saggiare ogni presa che non si sa mai che ti resti in mano.
I primi tiri sono relativamente facili anche se una fessura bagnata e viscida impone attenzione, per fortuna è ben chiodata! Il cuore della via sono però i due tiri centrali in diedro, valutati entrambi VII- oppure artificiale. Stefano tira il primo che si rivela un capolavoro della libera con movimenti da manuale. A me spetta il secondo, più continuo e delicato, che mi costringe ad un A0 nel superare uno strapiombino povero di prese. La visione dei vecchi chiodi artigianali di Gianeselli, muniti di fil di ferro, mi suscita una reazione ambivalente: se da un alto il pensiero è del tipo "chi cazzo me lo ha fatto fare di ficcarmi in questo casino?", dall'altro immagino il coraggio e l'audacia degli apritori e l'energia mi torna a scorrere nelle vene, aspetto fondamentale per riuscire a raggiungere la sosta.
Un ultimo tiro su roccia da urlo ci porta nei canali finali dove ci sleghiamo. Alle 15 e pochi minuti siamo in cima, immersi nella nebbia che non si vede un tubo.
Non realizzo ancora bene cosa abbiamo fatto anche se razionalmente ne sono consapevole. Come sono consapevole dei 2000m di dislivello negativo che ci aspettano in discesa...e ben presto la consapevolezza si trasforma in mera rassegnazione.
Tuttavia scendiamo forse un po' cambiati, sicuramente un po' arricchiti dalla bellezza del Gran Diedro Sud della Schiara.
Alla base del lungo zoccolo (max III)
Quasi in cima allo zoccolo
Sotto alla via, piena parete Sud

Sotto al Gran Diedro Sud
Sul pulpito di sosta del primo tiro (VI-)
Uno sguardo verso il basso

Stefano sul secondo tiro. Fessura bagnata e viscida (VI)
Verso la sosta del terzo tiro (V+)
Stefano parte all’attacco del diedro del quarto tiro (VII-)

Parte Andrea
Andrea impegnato in una fessura fisica sul quarto tiro (VII-)
Nel diedro del quarto tiro (VII-)

Unica foto in cui tutti guardiamo verso l’obiettivo
In sosta del quarto tiro
Riparto io sul quinto tiro delicato e sostenuto (VII-)

Uscita della via su terreno detritico

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Claudio
Claudio

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2 Comments

  1. Irma De Barba ha detto:
    18 Agosto 2019 alle 8:58

    Molto interessante, fa venire voglia di andarci, e provare tutte le emozioni possibili, bellissimo documentario, bravissimi 🤔😊💐

    Rispondi
    • Claudio ha detto:
      30 Agosto 2019 alle 15:00

      Grazie Irma, mi fa piacere ti sia piaciuto l’articolo

      Rispondi

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"Tutte le arti aspirano alla condizione della musica, che non è altro che forma. La musica, gli stati di felicità, la mitologia, i volti scolpiti dal tempo, certi crepuscoli e certi luoghi, vogliono dirci qualcosa, o qualcosa dissero che non avremmo dovuto perdere, o stanno per dire qualcosa; quest’ imminenza di una rivelazione, che non si produce, è, forse, il fatto estetico” J. L. Borges

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