Quando da parte di Stefano mi arriva la proposta di andare sul Gran Diedro Sud in Schiara, in cuor mio so già di aver accettato, ancor prima di ricevere la foto dello schizzo della via: non sono mai stato in quella zona ma soprattutto una proposta del genere è più unica che rara! Da molto ne sentivo parlare, a più riprese, ma si trattava più di fantasie che di realtà, invece questa volta si fa sul serio.
Siamo in tre, assieme anche all'instancabile Andrea che ci fa salire il sentiero fino al VII Alpini a tempo da record. Qui lo sguardo è catturato da quel grande diedro che incide la parete Sud della Schiara, isolato e severo, che come una calamita ci attrae, sempre più in alto.
Abbandonata la ferrata Zacchi, saliamo veloci lo zoccolo che è bello lungo e con passi fino al III: vietato sbagliare!
Giunti sotto la via, Stefano parte galvanizzato, tanto che decide di accorpare i primi due tiri. La Schiara la vede ogni giorno dal balcone di casa, quella Schiara che è la montagna dei bellunesi e quindi un po' anche sua.
La roccia è buona, a tratti quasi ottima ma si intuisce subito che non si tratta di una classica delle Dolomiti, qui la montagna non è addomesticata, bisogna saggiare ogni presa che non si sa mai che ti resti in mano.
I primi tiri sono relativamente facili anche se una fessura bagnata e viscida impone attenzione, per fortuna è ben chiodata! Il cuore della via sono però i due tiri centrali in diedro, valutati entrambi VII- oppure artificiale. Stefano tira il primo che si rivela un capolavoro della libera con movimenti da manuale. A me spetta il secondo, più continuo e delicato, che mi costringe ad un A0 nel superare uno strapiombino povero di prese. La visione dei vecchi chiodi artigianali di Gianeselli, muniti di fil di ferro, mi suscita una reazione ambivalente: se da un alto il pensiero è del tipo "chi cazzo me lo ha fatto fare di ficcarmi in questo casino?", dall'altro immagino il coraggio e l'audacia degli apritori e l'energia mi torna a scorrere nelle vene, aspetto fondamentale per riuscire a raggiungere la sosta.
Un ultimo tiro su roccia da urlo ci porta nei canali finali dove ci sleghiamo. Alle 15 e pochi minuti siamo in cima, immersi nella nebbia che non si vede un tubo.
Non realizzo ancora bene cosa abbiamo fatto anche se razionalmente ne sono consapevole. Come sono consapevole dei 2000m di dislivello negativo che ci aspettano in discesa...e ben presto la consapevolezza si trasforma in mera rassegnazione.
Tuttavia scendiamo forse un po' cambiati, sicuramente un po' arricchiti dalla bellezza del Gran Diedro Sud della Schiara.
2 Comments
Molto interessante, fa venire voglia di andarci, e provare tutte le emozioni possibili, bellissimo documentario, bravissimi 🤔😊💐
Grazie Irma, mi fa piacere ti sia piaciuto l’articolo