Due giorni in tenda sul Monte Nero per salire due vie, in totale autonomia: da quanto tempo sognavo un'invernale del genere!
Bisogna dire che le invernali hanno sempre quel profumo d'avventura che d'Estate non si respira, infatti questa volta è già divertente salire al parcheggio. In teoria non dovrebbe esserci neve e invece in alcuni tratti è fondamentale prendere bene la rincorsa per passare. Sbagliamo pure strada, così rischiamo di impantanarci ma la Punto non teme nulla e riusciamo a tirarcene fuori. Montata la tenda in parcheggio ci cacciamo dentro, peccato che verso mezzanotte inizia a tirare vento forte e non la possiamo picchettare...un trasferimento in auto è obbligatorio se non vogliamo passare la notte in bianco.
Con questi bei presupposti ci svegliamo alle 5 belli arzilli e per le 6 partiamo alla volta del Monte Nero. Gli zaini sono dei macigni, il morale è alto.
Salendo, lasciamo i viveri e i pesi in una postazione tattica e puntiamo al Couloir dell'H sulla Nord del Monte Nero. Siamo alla base verso le 10 e subito ci accorgiamo che è un continuo spindrift e pure abbastanza forte.
Dopo i primi due tiri, decidiamo per una conserva protetta viste le condizioni ottime. Quando finisco il materiale ci scambiamo. Sul finale facciamo due tiri e siamo fuori in cresta! Il Sole splende ma l'aria è gelida, siamo a 3300 m e lo zero a circa 1500 m si fa sentire!
In discesa, soprattutto verso la fine, non siamo proprio in forma e accusiamo una certa pesantezza alle gambe che verrà alleviata da un aperitivo a base di salame, formaggio e taralli, conditi da una buona Ceres. Sono dell'idea che faccia bene viziarsi un po' in queste situazioni!
La serata trascorre veloce, l'imperativo è fondere neve per la cena, per il thè, per bere il giorno seguente: insomma io sto lì a poltrire e Laza armeggia col fornello, scoprendo pure che la neve del Monte Nero ha un ottimo gusto da bruciato, probabilmente a causa di pulviscolo intrappolato all'interno. Ma col nuovo metodo brevettato "del film d'acqua", ovviamo a questo problema e l'acqua è più buona che mai.
Per la verità la notte fa anche meno freddo del previsto e alle 6 30 siamo in marcia verso Clean Climb. Non sappiamo bene dove attacca ma vediamo tre cordate alla base di un diedro fessurato...bene prendiamo il ticket e mettiamoci in fila! Pensavo peggio ma alla fine attacchiamo. La via è più impegnativa del Couloir dell'H, richiede di sapersi muovere un po' su terreno misto, ma la difficoltà è sempre legata a singoli tratti, non ci sono mai tiri continui, tranne il terzo in diedro con un nastro ghiacciato che lo solca al centro...spettacolo!
Laza si muove egregiamente essendo la sua prima via di misto e in sosta ci allieta con Aqualung dei Jethro, visto che finora non l'abbiamo mai ascoltata: non si può chiedere di più.
Sull'ultimo tiro rischio di tirarmi addosso una pietra da qualche quintale che per fortuna all'ultimo decide di star lì. Poi sboulderata finale e sono fuori in cresta giusto per gustarmi l'ultimo sole.
Con due doppie siamo al nevaio sottostante e poi rientriamo alla tenda con stampato di fronte il tramonto sul Brenta, l'assolo di Aqualung gasa in sottofondo.
Diamo fondo a tutto quello che di commestibile è rimasto e poi, smontato il campo, ci resta solo che scendere. L'idea di fare notte non ci attira particolarmente così, per non farci mancare niente, optiamo per un'altra notte in tenda, pensando che ai 1300 m del Rifugio Nambrone faccia più caldo, invece è il gelo: maledetta inversione termica!
La mattina dopo alle 5 30, per non fare la fine delle anatre morte (cit.), siamo già per strada ed è buio, fa freddo e puzziamo come caproni che l'unica cosa che vogliamo è una doccia calda. In più riparte Aqualung: direi tutto regolare! E se c'è una cosa che ho capito da questa avventura è che ci piacciono particolarmente i Jethro Tull.
Bella linea che non ha bisogno di presentazioni, trovata in condizioni ottimali con tutti i passi su roccia coperti, tranne uno verso la fine.
Lungo la via si trovano varie soste sia a chiodi che a spit, utili anche nel caso si facesse conserva protetta, soprattutto nel tratto di canale centrale.
Materiale: 5 rinvii, 2-3 viti medio-corte, friend # 0.1-2.
Bellissima salita, super logica una volta che ci sei dentro. Il diedro del terzo tiro è qualcosa di unico!
Nelle condizioni da noi trovate, molti passaggi che solitamente sono in dry, erano invece su neve e ghiaccio.
In via c'è solamente una sosta (a 20 m dalla base) e un chiodo, per cui conviene portare parecchi friend (# 0.1-3, noi abbiamo raddoppiato 0.75 e 1 e sono tornati utili). Dadi e chiodi assolutamente non indispensabili ma utili per una eventuale ritirata.
Avvicinamento
È lo stesso del vicino Couloir dell'H, solamente che al conoide d'attacco si traversa parecchio a sinistra a portarsi sotto ad un diedrino fessurato dove si attacca.
Descrizione salita
1) Saliamo il diedrino in misto e poi per goulotte fino a due chiodi di sosta. A sinistra superiamo un salto e poi per goulotte uscendo a sinistra per sostare su un grande masso su un pulpito (M4, 60 m);
2) Saliamo in conserva protetta su neve per parete aperta, puntando al diedro appoggiato evidente (70°, 100 m). In alternativa tracce restavano nel canalino sulla destra;
3) Tiro spettacolare su nastro ghiacciato in diedro. Proteggibile a friend nella parte bassa, poi un chiodo in alto. Uscita su neve per portarsi alla base di un'altra goulotte. Buone fessure di sosta sulla destra (WI3, 60 m);
4) Bella goulottina e poi sezione più dura di misto. Uscita su neve fino alla sosta dove inizia una zona con molti massi (M4, 60 m);
5) Bel tiro in mezzo a numerosi massi, uscita su neve fino a sostare un po' sulla sinistra (M4, 60 m);
6) Prima per rampa di neve sulla destra e poi per lame di roccia fino ad un pulpito. Oltre il pulpito, facilmente su neve fino alla sosta (M4, 60 m);
7) Bel tiro con le difficoltà in misto e dry concentrate nella seconda metà. Noi usciamo dritti in cresta con passo deciso su roccia (M4+, 60 m).
Discesa
Usciti in cresta ci spostiamo a destra e con un tiro articolato (attriti) ci portiamo sull'evidente insellatura dalla quale con due doppie siamo giù sul pendio nevoso e da qui giù per la Val d'Amola.