27 Agosto 2024

Diedro Bulfoni – Torre Nuviernulis – Rope-solo

È curioso notare come i ritmi che scandiscono la nostra vita siano bene o male ciclici, con dei periodi differenti. Ogni anno, più o meno verso la fine dell’Estate, sale prepotente il desiderio di una solitaria. Il bello (o il brutto) delle solitarie con la corda è che devi fare la via due volte, perché una volta salito il tiro, bisogna calarsi per recuperare le protezioni. Sì, la questione diventa un po' laboriosa, ma il fascino sta proprio in questo: si tratta di un lavoro continuo in cui mente e corpo non si rilassano mai, impegnati nelle complesse sequenze di operazioni da svolgere. Poi, nelle solitarie, il controllo incrociato non esiste e l’unico compagno di cordata è lo zaino, che osserva silenzioso, ogni errore si paga. In montagna, raramente esistono il caso e la fatalità; tanti incidenti attribuiti al caso sono in realtà causati da negligenza o incompetenza, a tutti i livelli. Fondamentalmente è sbagliato imputare al caso la conseguenza di un comportamento umano: su una via di roccia se un friend salta, la sosta non regge o il Grigri non blocca, la colpa è unicamente mia. Per questo ci vuole una cura maniacale, per questo si impiega tempo, soprattutto in autosicura. E anche se la perfezione non esiste, questa volta posso dire di aver fatto le cose bene. Diedro Bulfoni - Torre Nuviernulis – Rope-solo
19 Agosto 2024

Deye-Peters – Torre delle Madri dei Camosci

Sinuosa ed ammaliante, la Deye-Peters è una via che affascina. Vuoi per la fama, vuoi per la linea o semplicemente per l'ambiente in cui è immersa, grandioso e allo stesso tempo un po' appartato, lontano dai riflettori.   Il silenzio della conca a Nord dello Jof Fuart è viscerale. Salire il Deye, per ogni alpinista friulano è un po' un must, alla stregua del Campanile di Val Montanaia.  Partiamo con un po' troppa calma dal parcheggio e siamo all'attacco alle 9. Il nevaio basale ci costringe a salire due tiri della via Angelinaaa... (Benet, Meroi, Vuerich), se non vogliamo rischiare di cadere nella terminale tra neve e roccia del canale di sinistra.  Dopo qualche tiro nel diedro ci rendiamo conto che è realmente tardi, così la micro-traxion torna utile per una conserva protetta sui tiri più facili.  Usciti sullo spigolo l'ambiente si fa più arioso. Bello il chiave, con movimenti da falesia intorno al 6c abbondante (VII+), ben chiodato e sosta bomba.    Segue un tiro di V+ su roccia da antologia (tipo Pale di San Martino per intendersi)  al termine del quale finiscono le maggiori difficoltà.  Quando ci sleghiamo mi rendo conto di essere sullo stanchino andante, Saverio invece parte a razzo, confermando il suo amore per il ravanage.  Sulla Cengia degli Dei un pensiero va al mitico Julius e di fronte alla grandezza dell'ambiente circostante non si può che rimanere in silenzio, attoniti, fra i riflessi e i giochi di luci ed ombre che si creano nelle ore che precedono la sera.  Come dice Saverio, le Giulie sono montagne non solo d'acqua ma anche di luce (--> Rampegoni) La discesa avviene per la Gola Nord-Est, che troviamo ancora innevata ma, con qualche trucchetto riusciamo a sgattaiolare fuori.  Meritata tappa al Corsi e ovviamente facciamo sera, come ogni uscita che si rispetti in Giulie!   Con l'inossidabile Saverio. 
14 Agosto 2024

W Mexico Cabrones – Punta Tissi – Civetta

29 Luglio 2024

Via Cassin – Piz Badile

Con l'amico Laza vige oramai la regola del "poche ma buone": abbiamo iniziato qualche anno fa con la classica Stosser sulla Tofana di Rozes, campeggiato in tenda per due notti di fila ai piedi del Monte Nero di Presanella per salire il Couloir dell'H e Clean Climb, menato piccozze sul nastro ghiacciato di sinistra della parete Nord del Cimon di Palantina, aprendo Colpo di Fulmine  e la scorsa Estate ci siamo ritrovati a bivaccare nei tetri camini del diedro Phillip in Civetta. Quest'anno aleggiava nell'aria la Cassin al Badile, l'unico problema è che ci tocca giocare d'azzardo e puntiamo tutto sull'ultimo week-end di Luglio, sperando nelle condizioni. Ma sono fiducioso e la fiducia questa volta ha ripagato!  Dopo attenta analisi comparata tra diverse relazioni, modelli meteo, telefonate, messaggi, cazziemazzi vari, valutiamo che la nostra logistica prevederà di raggiungere l'attacco della via il pomeriggio del primo giorno, dove bivaccheremo alle stelle; il secondo giorno saliremo la via ed in base agli orari o scenderemo subito in Val Masino o bivaccheremo in cima al Redaelli. In Val Masino sfrutteremo un taxi per tornare a Bondo (servizio navetta a ciclo continuo, organizzarsi con altra gente che si trova sul posto per smezzare i costi). No discesa in doppia per lo Spigolo Nord (rischio incastro corde), no trekking per il Passo del Porcellizzo perchè richiede ramponi e piccozza nelle condizioni attuali.   Dal punto di vista dei materiali, replichiamo il set-up del Philipp: zaino leggero da 20L per il primo con Camel 2L, zuccheri e qualche vestito; zaino pesante 35L per il secondo. Come materiale da bivacco utilizziamo un sacco bivacco da due + 1 sacco a pelo leggero + 1 materassino; cibo pronto 3 buste + 2 scatolette di tonno preventivando un eventuale bivacco in cima; acqua 3L per fare da mangiare la prima sera, bere e colazione + 3L per la via + 1L di backup (dosi considerate a partire dalla fontana del Sasc Furà), Jetboil.     Saliamo in mutande in un bagno di sudore come poche volte. Nella parte finale dell'avvicinamento pestiamo neve e ci accampiamo in una comoda piazzola sulla crestina di sinistra rispetto al forcellino che permette di scendere alla cengia d'attacco (dove troviamo anche un prezioso stuoino). Uno sguardo alla cengia d'attacco...è pulita, il nevaio è crollato.  La via attacca proprio in fondo alla cengia per evidente canale-camino che poi conduce sotto al diedro Rebuffat. Non mi dilungo in relazioni perchè se ne trovano di più precise in rete (link in calce), mi limito a qualche info...
15 Luglio 2024

Traversata integrale Creta Grauzaria – Sernio

Da tanto immaginata, finalmente a metter mano sulla traversata integrale dalla Creta Grauzaria al Sernio, una bella avventura che può essere ben collocata come una chicca di alpinismo classico delle Alpi Carniche.  Ho deciso di cominciare dalla cima della Grauzaria per affrontare in salita la storica "Direttissima", aperta nel lontano 1900 dal mitico Napoleone Cozzi (quello del Campanile di Val Montanaia!) e compagno. Già di per sè, solo questa è una bella "scamorzata" da 1400 di dislivello con difficoltà fino al III+ che, a discapito del nome, non ha molto di direttissimo ma rappresenta ugualmente un capolavoro di logica! Ovviamente la difficoltà su carta non deve essere sottovalutata, perchè anche se teoricamente più facile ad esempio di uno Spigolo del Glemine, nella realtà è più impegnativa!  Se fino al bivacco Feruglio avevo qualche dubbio sulla prosecuzione, poi le idee si fanno più chiare visto che la gamba gira bene. La discesa per la via comune della Grauzaria è relativamente facile (p. II). Sceso un pezzo del canale del Portonat, decido di deviare a sx all'incrocio con il sentiero Pietro Nobile che permette di collegarsi al Monte Sernio attraverso Cima dai Gjaj, Cima del Lavinale e Torre Nuviernulis. Queste  si possono concatenare una dopo l'altra con difficoltà di massimo II+. Bellissima via comune a Torre Nuviernulis, su roccia appigliata e solidissima!  Arrivo in cima a Torre Nuviernulis sotto un sole allucinante e la cosa peggiore è che ho fatto male i conti e sono a secco di liquidi...tocca razionare!  Per fortuna arrivano i tanto sperati cumuli e armato di pazienza risalgo gli ultimi 400 metri che conducono sulla cima del Sernio, dove addirittura fa freddo!  La discesa avviene per lo Spigolo Nord con difficoltà fino al II+ (un tratto è un po' scorbutico perchè in traverso scomodo discendente). Mollo le gambe per il ghiaione e poi realizzo che ancora un piccolo pezzo in salito lo devo fare, fino a forcella Foran da la Gjaline, poi sarà veramente tutta in discesa!  Tappa al rifugio Grauzaria d'obbligo per ripigliarsi. La Sfinge è lì che mi guarda...e chiama! 
22 Maggio 2024

Il Vecchio Leone e la Giovane Fifone – I Pilastro di Rozes

Altro giro, altra corsa. La Tofana è sempre una garanzia, anche in giornate dal meteo incerto come quella di Domenica. Peccato per il sole che se n'è andato alle 9 30 e mai più visto...aria frizzante e mega grip!  Il Vecchio Leone e la Giovane Fifona è una bella vietta del Mox che sale sul I Pilastro di Rozes, giusto a destra del classico Spigolo Alverà-Pompanin, alla ricerca della linea migliore tra grigi e gialli, regalando una scalata varia e divertente.  Come sempre per le vie di Da Pozzo, la difficoltà è spesso psicologica, vista la distanza tra le protezioni, infatti molti tratti anche impegnativi sono obbligatori e dove più facile bisogna andare (S2/S3), motivo per cui consiglio una serie di friend #0.2-1 (usati quasi tutti più volte) che tornano utili anche per far pratica nel posizionamento, non sempre facile. Le soste sono comunque sempre ottime a spit con anello di calata.  Sul primo tiro consiglierei di scaldarsi prima di partire, visto il bloccaggio sul tetto a pochi metri dalla partenza. Il terzo tiro è magnifico, concatenando belle sequenze su placca grigia di qualità. Il chiave è il quarto tiro, ma comunque di non difficile lettura. Attenzione al "lungo" fino in sosta dove bisogna mantenere i nervi saldi.  Il sesto tiro non va sottovalutato, sia per la partenza dalla cengia con fix alto (vietato cadere, ma possibile integrare con friendino 0.3 tattico), sia per il proseguo non proprio banale con bella sequenza in strapiombo.  Il settimo tiro è molto caratteristico, a toccare per un'istante lo spigolo vero e proprio. Noi per la discesa optiamo per la calata in doppia sfruttando un ancoraggio per calata ottimo a destra della linea, che tuttavia sconsiglierei perchè obbliga a fare la seconda calata molto in diagonale.  Super giornata col giovane e promettente Marco!