25 Marzo 2023

Via della Rampa – Panettone

Con la coda dell'occhio guardo giù, il friendino grigio è abbastanza distante ma manca poco al resinato. Subito dopo la rampa si fa fessura superficiale e un chiodo protegge il passaggio dato di VI-. Ci arrivo e si muove di brutto. Il torrente scroscia giù nel fondovalle. Ci vorrebbe il martello che non ho, quindi avanzo con cautela e subito dopo piazzo un brutto totem verde. Brutto perchè la fessura è superficiale e si allarga. Adesso bisogna traversare a destra con un passo di aderenza e equilibrio... le sensazioni carniche. Quindi cerco e trovo molto alta una possibilità per un buon totem giallo, così il passaggio è ben protetto e il tiro fila liscio fino alla sosta. Era proprio questo che cercavo, quel gioco del proteggersi che con gli spit manca e quando si va da soli assume un valore primario. Le solitarie sono totalizzanti, vuoi per l'immersione nella parete, vuoi per la dimensione mentale che si raggiunge. Effettivamente la ripetitività del gesto e la concentrazione portano ad alterazioni nello stato mentale, una specie di rituale che si ripete tiro dopo tiro e che scandisce la salita. Una cosa bella delle solitarie con la corda è che fai la via due volte, forse anche per questo le sensazioni sono amplificate. La ripartenza è su roccia un po' instabile e poi inizia una fessura più o meno larga che fondamentalmente si segue per una settantina di metri, poi un breve tratto verticale porta su calcare appoggiato di prima qualità. Sull'ultimo tiro ci sono tre resinati, però la placca non è pensabile autoassicurato, così ne rinvio due e poi seguo le spaccature della roccia che incredibilmente non si esauriscono e pian piano mi conducono verso l'alto. Mi ritrovo in sosta. Sotto di me la via. Il torrente non ha mai modificato la sua voce. Mi giro a guardare la valle, pensando di stare lì a contemplare il panorama ma non ci riesco; il pensiero è alla discesa, così con qualche doppia sono giù. Ormai il Sole sta girando, mi godo gli ultimi raggi e poi mi incammino verso il furgone.
20 Marzo 2023

Monte Cogliàns – Con gli sci sulla vetta del Friuli

Al Monte Cogliàns sono particolarmente legato: nel 2016 con gli amici Mirco e Luca ho aperto una via sul suo versante Nord, un po' per caso e un po' perchè andando a cercarsela, qualcosa doveva pur venire fuori. La classica salita da Sud, lungo la via normale con gli sci, invece era nei programmi da tempo e così colgo l'occasione per invitare in Carnia un bel gruppone misto da Treviso e dintorni: siamo in 7 e il divertimento non manca! Cartacee e non, si trovano molte relazioni, per cui mi limito a dare qualche consiglio sulla logistica e condizioni. La salita è in pieno Sud, perciò il tempismo, soprattutto in Primavera è fondamentale. Noi siamo partiti dal Rifugio Tolazzi alle 7 45 in una giornata calda di metà Marzo (zero termico a 3000 m) ma per avere un giusto margine non sarebbe stato sbagliato muoversi almeno 1 ora prima; infatti la neve pur essendo ghiacciata nella parte bassa all'ombra, poi mollava già salendo lungo il vallone. Per la cima si hanno 100-150 m di neve a 40-45°: la sciata è stata entusiasmante e richiede attenzione per via dell'esposizione con un salto di roccia posto subito sotto. Troviamo bella neve da sciare fino a quota 2400 m circa, poi polenta e poi di nuovo bella nella parte bassa (canalino) perchè rivolta a Sud-Ovest. Piccozza e ramponi sono rimasti nello zaino, ma comunque consiglio di portarli nel caso si trovi neve dura. Giornata super nel magico Free-ul con una compagnia d'eccezione!
16 Marzo 2023

D’inverno sul Pelmo – L’essenza dello scialpinismo

Il Pelmo è una montagna particolare, vuoi per la sua posizione così centrale e isolata, vuoi per la sua forma unica e pure per la sua storia: qui è nato ufficialmente l'alpinismo Dolomitico, con la salita di John Ball, nel lontano 1857. Salire sul Pelmo non è difficile tecnicamente ma farlo con gli sci racchiude quella che è l'essenza dello scialpinismo. Certo, salire con condizioni della neve diverse da quelle che abbiamo trovato, magari pellando dalla macchina e magari sciando dalla cima, sarebbe stata un'altra cosa, però così abbiamo respirato il fascino della grande montagna! Vista la quantità di neve esigua, partiamo con le scarpe da ginnastica e seguiamo la strada (CAI 493) che da poco sopra Zoppè porta al Rifugio Venezia. Qui calziamo gli sci e ci portiamo all'attacco della Cengia di Ball che troviamo innevata ma si procede bene in conserva protetta sfruttando i vari spit e chiodi in posto. Aggirato il primo spigolo, non proseguiamo per la cengia ma saliamo a destra il Salto del Porton con un tiro di 15-20 m sul III grado con passo di IV (4 chiodi malfermi e un friend incastrato, sosta su uno spit). Proseguiamo per un diedrino poco innevato, oltre il quale, a destra, si incontra la prima sosta di calata. Il diedrino poi diventa canalino e deposita giusto nel Vant del Pelmo. Si taglia ma comunque ci si mette un po': soluzione utile se la cengia risulta innevata, in caso contrario le tempistiche potrebbero essere analoghe. Mettiamo nuovamente gli sci ai piedi e tenendo sempre la destra ci alziamo rapidamente. La sezione più ripida è sul passaggio al Vant Superiore, con alcune rocce che escono dalla neve. Arriviamo allo spallone che si è fatto un po' tardi ma insistiamo sulla cresta sommitale su neve a tratti sfondosa ed arriviamo in cima premiati dalla calma di vento, l'aria è tersa e siamo al centro delle Dolomiti. In discesa ripercorriamo la cresta e finalmente iniziamo la sciata prima su crosta da vento non portante, poi su firn leggermente rigelato (Est, sole mattina, ombra pomeriggio) ma ancora godibile fino a dove si imbocca il canalino percorso in salita. Con due doppie da 20 m (sosta a spit e poi spit singolo) superiamo il Salto del Porton e poi a ritroso per la Cengia di Ball sempre in conserva protetta. Non rinunciamo alle ultime curve fino al Rifugio Venezia dove scrocco un panino al Lorenz che è stato più previdente di me. Per la gioia delle spalle, ci carichiamo tutto sullo zaino e via giù verso la birra!
27 Gennaio 2023

Goulotte Holznecht – Spallone del Sassolungo

La classica delle classiche delle cascate in quota in Dolomiti, assieme alla vicina Mistica sulla Torre Innerkofler. Trapela la notizia che sullo Spallone c'è ghiaccio, così in breve organizzo con Andrea e Giovanni di andare a tirare due spiccozzate. A dire la verità i primi tre tiri della via sarebbero di Raggio di Sole e solo successivamente seguiamo a destra per la Holznecht. Vista l'elevata affluenza optiamo per la partenza con calma, ritrovandoci per ultimi sulla cascata. La cordata davanti a noi si ritira, così le altre ce le ritroviamo distanziate e non ci creano problemi, tranne quando si calano. La via è bella e si snoda alternando tiri di ghiaccio ad altri di collegamento in nevaio. Il tiro chiave è super bucato: facile da salire in aggancio ma psicologico per via delle protezioni su ghiaccio poco affidabili. Il salto di ghiaccio alla prima diramazione è stupendo, così come il muro del sesto tiro, anche se lo troviamo un po' cotto, infatti l'esposizione a Sud-Ovest permette al Sole di arrivare, anche in pieno inverno, cosa che a noi non fa certo schifo. Dopo la sesta lunghezza la via prosegue ancora con due tiri con qualche facile passaggio di misto fino alla fine delle difficoltà. La via presenta tutte le soste su roccia, tranne una alla base del muro di ghiaccio del sesto tiro che troviamo su abalakov, così la discesa risulta comoda e rapida. Giornata super con Giovanni in gran forma e Andrea che scoprirà di avere la febbre, quindi doppiamente forte!
23 Gennaio 2023

Vallon di Pomadonna – Polvere e silenzio

Il denominatore comune dello scialpinismo di Natale 2022 è stato il portage: la neve infatti si è fatta desiderare e per cercare un po' di polverina ancora intonsa bisognava farsi delle belle ravanate. Questo tuttavia mi ha permesso di addentrarmi in alcuni dei luoghi più silenziosi e remoti delle nostre Dolomiti, come il Vallon di Pomadonna nelle Marmarole, dove a discapito di una prima parte della salita in condizioni autunnali, i pendii in alto hanno saputo regalare grandi emozioni. Per le forcelle torneremo un'altra volta, quando si riuscirà a sciare anche la parte bassa. Con Maria che a metà della salita mi ha maledetto più volte, ma che a fine giornata aveva gli occhi ricolmi di bellezza.
21 Gennaio 2023

Repentance Super – Valnontey

Prima volta nella valle di Cogne per scalare su ghiaccio, questa volta al modulo di formazione AGA, ho avuto la fortuna di riuscire a salire questa cascata-icona dell'arrampicata su ghiaccio. Per una sorta di congiunzione astrale fatta di gente che si è ritirata lungo l'avvicinamento ed altri che hanno dirottato sulla vicina Monday Money, ci ritroviamo sotto a questo mostriciattolo con solamente due cordate sopra la testa, motivo per cui la scelta è unanime: Repentance sia! La cascata non necessita di presentazioni e devo dire che la fama che la precede è ampiamente fondata, vuoi per la verticalità, vuoi per la linea estetica: capita raramente di salire una cascata così bella! Il primo grande salto viene normalmente superato in due o tre tiri che troviamo molto lavorati dai passaggi. A metà del primo tiro la doccia è assicurata, anche se mi dicono essere asciutta rispetto al solito! Una sezione ad agganci su cavolfiori complica un po' la questione, ci vuole delicatezza e un po' di fiducia. Facciamo la prima sosta su ghiaccio, dentro una sorta di nicchia, la seconda è su spit a destra. Il sigaro del terzo tiro è la sagra degli agganci, resta il fatto che sei sul verticale... il dry tooling servirà pure a qualcosa! Un canale di raccordo porta sotto al salto finale che risolviamo con due tiri, uscendo a sinistra su terreno più facile. Grande invece il Giglioli che si spippa la candelona verticale a destra, bel tirazzo! Usciamo sulla piana di neve spazzata dal vento, baciati da un timido sole di Gennaio che praticamente non scalda, ma resterei lì ore solo per guardare tutte le cime che ci circondano. Peccato che invece tocca scendere quasi subito. In discesa riusciamo pure ad esercitarci sulle abalakov, scoprendo che farne una verticale non è molto saggio con 60 m di calata e ghiaccio bagnato, ma in qualche modo riusciamo a tirare giù le corde. E poi giù filati verso la birra. Giornata spaziale con Andrea, Nicola e Bac in gran forma!