20 Settembre 2023

Il Nuovo che Avanza – Monte Avanza

Finalmente dopo tanto tempo, io e il Tommi riusciamo a beccarci per una bella via e decidiamo di cimentarci con l'aderenza carnica, mia nemesi per eccellenza.  La via è Il Nuovo che Avanza, che risale un pilastro della parete Sud del Monte Avanza, gruppo del Peralba. L'attacco è da una bancata erbosa sospesa e molto isolata, raggiungibile da un forcellino posto giusto davanti ai Campanili delle Genziane. È una delle prime vie della Carnia ad essere stata aperta con l'uso sistematico degli spit ma mantiene un sapore più che alpinistico visti i numerosi tratti da andare lunghi o da proteggere. La roccia è spesso ottima ma altrettante volte insidiosa perchè si frattura col rischio che la presa resti in mano e sui tiri facili non mancano i tratti instabili o un po' friabili. Lo stile è quello tipico della zona, con sequenze obbligate e per gli amanti dello spalmo in placca (cardiospalmo) su cui devo dire che non sono proprio sul pezzo, ma ogni tanto bisogna anche uscire dalla zona di comfort!  Le soste sono tutte su due fix da 10 o 8 mm, tranne quella di L3 su due chiodi e L8 su fix + spuntoncino.  Riporto alcune note sui tiri: L1: spetta al Tommi partire su un 5c che sveglia. Dopo il quarto fix, spostarsi un po' a destra e poi salire;  L2: appoggione pazzesco, sempre grande emozione questo stile... superando l'uscita sprotetta con un pendolo degno di numero da circo, evitando la scartavetrata quasi assicurata.   L3: marciotto. Prima (e forse unica) volta che sento il Tommi tirare un bestemmione, probabilmente una presa gli stava per rimanere in mano.  L4: bella scalata su liste e tacche. Uscita proteggibile in fessura; L5: povero Tommi, si sta sorbendo tutti i tiri instabili ed erbosi. Però si riscatta sul tratto finale in placca...occhio alla presa nascosta; L6: su carta il chiave, ma azzerabile e ovviamente azzero... il passo è molto duro in traverso in placca con piedi in spalmo e il nulla da tenere!  L7: vale la via. Muro grigio compatto di movimento. Spittatura allegra a metà e poi diedrino finale da proteggere.  L8: il tiro incriminato. La relazione infatti sancisce un tratto sprotetto ma proteggibile solo con chiodo a lama. Probabilmente è così, ma la sezione non è dura e conviene passare veloci, consapevoli che lo spit è ben sotto e a destra.  L9: caminazzo finale con partenza sprint in strapiombo, proteggibile. Bel tiro con solo 2 spit in 50 m, quindi dosare le protezioni. Sono 60 m se si arriva fino all'abete rosso nano dove si riesce a sostare (meglio integrare anche su roccia).  Usciamo pensando di essere nei pressi della cresta, invece non avevo letto la relazione che sono circa 20 minuti di cammino per ricongiungersi alla via comune. Cogliamo l'occasione di mangiare qualcosa per ammirare lo stupendo paesaggio a visibilità 10 m, anche se in realtà forse è stato meglio così...col sole probabilmente ci saremmo dovuti calare causa esplosione piedi. In discesa seguiamo il primo canalone attrezzata con corde fisse e in breve siamo sotto ai Campanili delle Genziane e poi al parcheggio.  Sento il Tommi entusiasta della salita e nonostante le premesse poco convincenti devo dire che anche a me ha trasmesso qualcosa! 
13 Settembre 2023

Affinità e divergenze – Calcare di qualità sulla Creta di Mimoias

Dolomiti Pesarine, deep Carnia. La parete Nord della Creta di Mimoias si presenta come una gettata di cemento armato, da tanto è compatto e solido il calcare che la forma.  Questo è un angolo di montagna sconosciuto ai più, dove si può passare una giornata al fresco e nel silenzio, accompagnati solo dal rumore della ferraglia all'imbrago, immersi nella danza verticale che queste placche sanno regalare.  Affinità e divergenze è una via sportiva che si sviluppa sul lato destro della parete: sette tiri di estrema bellezza, alla costante ricerca dell'equilibrio, su placca lavorata dall'acqua a tacche e concrezioni: la solidità della roccia ha dell'eccezionale! Il grado del tiro chiave è dato prevalentemente dalla continuità e dalla difficoltà di lettura, dove un minimo errore può precludere la possibilità di salire.  Indiscutibilmente L5 eletto il tiro della via... "Stupendo, le prese man mano si svelano una dopo l'altra!" cit.   Assieme al Dec, in una giornata di fine Estate.  
11 Settembre 2023

Bellenzier – Torre d’Alleghe

Poche vie mi hanno impressionato come la Bellenzier alla Torre d'Alleghe. Pensare che Domenico Bellenzier l'abbia salita da solo nel 1964 ha dell'incredibile, non tanto per i primi due tiri sui gialli, quanto più per il primo difficile tiro della placca, dove un dichiarato A3 della relazione del Rabanser non so quanto sia attuabile, anche con espedienti vari. Attualmente infatti il tiro è da scalare buona parte in libera, quantomeno il passaggio chiave, protetto comunque da due buoni chiodi, poco sotto (grande Livio!). Si prosegue poi con due tiri di placca su roccia spaziale fino all'uscita sulla cima.  La via nel complesso è articolata in tre sezioni: almeno 250 m di zoccolo marcio (decisamente peggio del Philipp e della Aste/Andrich) che affrontiamo a tiri con difficoltà fino al IV+ (noi ne facciamo 7, considerato un tratto facile), due tiri sui gialli anch'essi su roccia instabile con difficoltà fino al VI+ e per finire tre tiri su placca da antologia fino al VII+ (VIII?). Il tiro chiave della placca è possibile spezzarlo sostando su due chiodi poco prima del tratto chiave. Per la discesa basta seguire gli ometti numerosi (passi fino al II grado) e sul finale tenersi nel canale di sinistra (non come noi sullo sperone erboso). 
5 Settembre 2023

Diedro Cozzolino – Piccolo Mangart di Coritenza

Per anni la parola "Giulie" ha significato unicamente "Diedro Cozzolino", sicuramente a torto, ma era così. Ora è un po' diverso, anche se il più grande sogno su queste montagne restava quello di salire questa via.  Come spesso accade, alcune esperienze sono difficilmente traducibili in parole, si possono dire tante cose che però non renderebbero giustizia ad una salita di questo tipo. Perciò non dirò molto e farò parlare più le immagini.  Ciò che però resterà per sempre incastonato in un angolo della mente è il pensiero ricorrente di quel giorno che si fonde con l'immagine tenue delle montagne slovene che si ammiravano usciti dalla via. Non ti conoscevo bene, ma trasmettevi fiducia e belle sensazioni, non passavi inosservato. Salire la silenziosa parete Nord del Mangart a pochi giorni di distanza è stato un po' come avvicinarmi per conoscerti un po' meglio e darti un saluto. 
28 Agosto 2023

Spigolo Scoiattoli – Cima Ovest di Lavaredo

Di nuovo in Lavaredo, questa volta con l'Occidentalista Nicola, in trasferta da Torino, che vuole provare l'ebbrezza di Lavaredo. Gli propongo lo Spigolo Scoiattoli sulla Ovest, per capire il significato della parola "vuoto". . . Lo Spigolo Scoiattoli è una via potente, fisica, nel vuoto. Ricorda la Paolo VI in Tofana o la Martini in Bosconero, con la differenza che qui il vuoto è ancora maggiore. La via è stata aperta in artif. ma regala una bella libera su tutti i tiri, anche se sfortunatamente nella parte alta i braccini si stavano esaurendo!  Il primo tiro del tetto tocca a me ed è un trauma, parto con ogni buona intenzione ma mi areno e inizio a mungere e pure a staffare per arrivare in sosta. I tiri successivi sono un susseguirsi di strapiombi che regalano un'arrampicata elegante su chiodi da panico e roccia... idem. Ma si sa che in Lavaredo è così!  Arrivati alla nicchia non ci pare vero di tirare un sospiro di sollievo, prima della partenza cattiva per immettersi nel diedro. Ma sarà la seconda parte del tiro a stupire con una sezione di continuità su buone prese da ghisa assicurata, grande Nicola che riesce a vista!  Con qualche trucchetto Nicola riesce a superare anche l'ultimo tiro duro e poi usciamo dal fresco della Nord, ritrovandoci in un sole cocente ma per fortuna le difficoltà sono sotto. Scendendo, ridiamo e scherziamo ma entrambi, nell'intimo, siamo rimasti impressionati e quasi turbati da questa via che per sempre ci ricorderà il significato del vuoto puro e della gravità.
27 Agosto 2023

Philipp-Flam – Punta Tissi – Civetta

Non mento se dico che fino a due giorni prima di salirlo, il diedro Philipp-Flam non mi aveva mai intrigato particolarmente: la fama sulla roccia marcia non aiutava, ma è soprattutto la grande quantità di tiri in camino, spesso bagnati e il rischio di dover bivaccare con l'idea di non riuscire ad uscire in giornata e prendersi il temporale, che mi hanno tenuto alla larga da questa via. La motivazione sarebbe arrivata solo al momento giusto, con il compagno migliore: alta pressione africana stabile con zero termico che schizza a 4800 m e il Laza che rimane in Dolomiti ancora due giorni... è presto fatta. Però siamo categorici: la via si fa col bivacco! E col senno del poi scelta più che azzeccata che ci ha permesso di godere ogni singolo minuto di questa salita, di cui altrimenti avrei solo tanti ricordi sfocati. Quando ti trovi sotto alla Nord-Ovest un po' di strizza ce l'hai sempre e un recupero dell'elisoccorso su una cordata su Mexico giusto quando stiamo attaccando, di certo non aiuta a partire a cuor sereno ma basta qualche tiro per sbloccarsi ed entrare in sintonia. Ci dividiamo i tiri a blocchi di 4-5 così non dobbiamo continuamente scambiarci lo zaino e il secondo prende un buon ritmo col peso. Su una salita come questa l'importante è avere bene in mente la direttiva della via, infatti una volta che sei dentro la parete non è sempre facile orientarsi; inoltre le relazioni, per quanto precise, avranno sicuramente degli errori, di conseguenza conta molto anche il fiuto personale.    Per la logistica mettiamo in cantiere praticamente due giorni e mezzo, salendo a dormire la prima sera a Malga Boi Vescovà, senza sfruttare l'appoggio del Rifugio Tissi. Per il bivacco invece troviamo un bel terrazzino per due persone alla fine di L21, quelli più in basso sono peggiori, alcuni trappole mortali in caso di maltempo, perchè posizionati dentro a dei colatoi.   Per il materiale da bivacco ci organizziamo bene con un zaino leggero da 20L per il primo e uno pesante ma compatto da 35 L che tiene il secondo. Oltre a vestiti abbiamo un sacco bivacco da due, un materassino e un sacco a pelo leggero che useremo a mo' di coperta. Prendiamo cibo in busta e circa 3L di acqua a testa in totale, anche se il primo giorno ne consumiamo più del previsto, cosa che ci costringe a tagliare un po' sulla cena. Per colazione biscotti e immancabile il jetboil che torna utile anche per una bevanda calda e zuccherata.  Di relazioni se ne trovano varie, noi usiamo quelle reperibili in rete, ovvero il topo di Cammini Verticali che utilizziamo prevalentemente nella parte alta della via e la rela del CAI Milano fatta molto bene anche se un po' troppo catastrofista. Di roccia marcia ce n'è e forse è quella che si ricorda, ma vari tiri sono anche sani, inoltre i camini terminali non sono poi così estremi, anche se è da dire che abbiamo trovato la via piuttosto asciutta per gli standard (comunque vari tiri umidi e 2-3 bagnati). Qualche scena raccapricciante la si trova ma avendo salito la Andrich-Faè a Punta Civetta in condizioni ben peggiori, posso dire che uscire da lì è stato peggio.  La via in generale è ben chiodata, le soste ci sono quasi tutte e spesso si integra a friend. Anche fuori dalla via si trovano sempre chiodi (qualcuno ha sbagliato prima di noi). Noi (forse sbagliando) decidiamo di non portare martello e chiodi, portiamo serie completa di friend #0.2-3 raddoppiando 0.4 e 0.75 e 11 rinvii (consiglio molti allungabili).   Per quanto riguarda la relazione CAI Milano, è fatta bene ma alcuni appunti:  - Tiri 7-8 sono 120 m ca. in tot e non 80 m; - Tiro 9 è più corto di 60 m; - Tiri 10 e 11 sono marci e duri, direi sul VI+ andante con  passo obbligato ma ben protetto per uscire da uno strapiombo; - La lama rovescia di L12 è un pó più di V; - L13 VI pieno; - L14 VI e non VI+. Noi abbiamo traversato qualche metro a sx, poi alzati al chiodo e iniziato a traversare a sx. Sul finale sul giallo ci si alza per poi scendere, infine diedrino. Sosta ottima su tre chiodi; - L15 è azzerabile ma con un passo obbligato per raggiungere chiodino in alto a destra. Uscita in colatoio con sosta su chiodo + clessidra integrabili con friend; - L16 verso destra. Noi stiamo alti facendo passo scomodo in discesa con fettuccia che aiuta e poi attriti per arrivare in sosta. Probabilmente conviene tenersi bassi prima e immettersi in un canalino dal basso evitando il passo in discesa; - L17 marcio e uscita su colatoio sotto caminone. Possibile bivacco ma evitato per caduta pietre (attenzione in caso di temporale, potrebbe diventare una cascata); - L18 non andare a destra ma direttamente a sx verso lo spigolo che poi permette di immettersi nel camino principale; - L20 in caminaccio ma non così male, comunque umido e viscido. Azzerabile; - L22+L23 concatenabili, tiro speleo con uscita da buco; - Da L25 la via viene descritta come difficile da individuare, così iniziamo a seguire il topo di Cammini Verticali. In realtà su L25 basta seguire i chiodi sulla placca grigia a sx del diedro e poi traversare a destra nel camino sul finale. Occhio agli attriti. Possibile posto da bivacco a destra fuori dalla sosta. - L26 e L27 sono un modo per evitare a destra il camino principale, anche se dalla sosta non appare malaccio (forse un tempo lo si trovava spesso ghiacciato). Quindi su L26 noi traversato a dx oltre lo spigolo e poi continuato a traversare sotto a un tetto giallo di roccia malsicura per immettersi in un canalino (VI/A0 su friend). Con gli attriti meglio fermarsi su chiodo malsicuro integrabile con friend. NB: all’inizio è possibile tenersi alti sopra la sosta (chiodi) e traversare più alti ma con passo iniziale duro. Il IV grado di Cammini Verticali neanche visto;  - L27 camino/diedro molto bagnato, uscendo dopo poco a sx in placca. Fermarsi un pó sotto il passo chiave finale su due chiodi più comodi della sosta successiva. - L28 è il tiro chiave della parte alta (A0 e A1) e poi con un tiro lungo si esce.  Mega avventura con Laza, sempre una certezza!