23 Agosto 2021

Bianchi-Urban – Campanile di San Marco

Girare col Dep è una garanzia di divertimento, vuoi per quello che si fa, ma anche per come lo si fa. Entrambi cerchiamo due giorni di solitudine, fuori dal frastuono della massa che invade la montagna, così la scelta ricade automaticamente sulle Marmarole. E' il Dep che mi tira fuori questa via-viaggio sul Campanile di San Marco e accetto ben volentieri, anche perchè è da quella volta in Inverno con Nicola su Per Aspera ad Astra che è rimasto il desiderio di arrivare fino alla cima. Salita serale spaccagambe al Musatti e serata catartica. Sveglia delle migliori e attacchiamo sulle 9 scarse, baciati dal sole...neanca mal! Non sto qui a relazionare i tiri anche perchè onestamente non li ricordo tutti, inoltre il percorso non obbligato, lascia ampia libertà di manovra. La roccia è mediamente molto buona, spesso ottima ma in certi punti bisogna prestare attenzione! Così tanti chiodi penso di non averli mai battuti lungo una via (almeno 7-8 di cui uno di passaggio) e ammetto che nel tiro di IV in placca le scarpette mi avrebbero fatto comodo ma le avevo lasciate volontariamente alla macchina. Procediamo sempre a tiri anche se sarebbe possibile un po' di conserva nella parte centrale. La via è sinuosa e si attorciglia sulla montagna, risolvendo l'enigma di alcune placche difficili, aggirando per cengia in versante Est per poi agguantare uno spigolo provvidenziale che permette di continuare a salire rimanendo su difficoltà classiche. In alto il camino di IV non è proprio banale ma bisogna continuare a salire, un po' a intuito. Probabilmente siamo fuori relazione ma trovo un chiodo che da sicurezza e via ancora in alto per questo spigolo infinito, che solo in alto si fa vero spigolo, affilato ed esposto. Arriviamo in cima con la luce del pomeriggio e le nuvole che turbinano nel cielo, il suono della campana si perde nell'aria, assorbito dal vuoto che ci circonda. Non abbiamo molto tempo e la discesa impensierisce, così iniziamo a perdere quota e con svariate doppie mettiamo piede sul grande nevaio del Meduce di Fuori. Un'altra notte al Musatti non ce la toglierà nessuno.