Passo il primo spit e guardo in alto: profonde rigole solcano la placca appoggiata e l'unico modo che riesco ad immaginare per salire è quello di mettermi in spaccata con i piedi in aderenza.
Ahhh quella fantomatica "aderenza carnica" di cui tanto ho sentito parlare e che finalmente sto toccando con mano...e con piede.
Effettivamente il grip è eccezionale ed il metodo funziona, così riesco ad alzarmi un po' di metri fino allo spit successivo. Qui le rigole proseguono ancora un po' ma poi si interrompono e l'unico modo di salire è una fessurina a destra che poi prosegue fino allo spit successivo.
Me la rido pensando alla difficoltà che sto facendo per salire questo tiro, che sarà inclinato a malapena a 70°, dove contano di più la fantasia e la tecnica.
Se da un lato la mente razionale vorrebbe una presa da tirare, dall'altro interviene quell'istinto di sopravvivenza che ti porta a cavarti fuori dai guai, in qualche modo.
E quindi sono lì fermo che penso a come raggiungere quella maledetta fessura a destra, conscio di non potermi muovere finchè il cervello non abbia immaginato precisamente come fare...finchè finalmente ci riesce! Di conseguenza si muove il corpo, non potrebbe andare altrimenti.
Qualche buon piazzamento finalmente c'è. Poco più su, da un buco nel calcare cresce, abbarbicato, un arbusto che uso senza ritegno sia per le mani che per i piedi.
Il più è fatto, manca un traversino e sosta.
Un onesto VI grado carnico..olè!