Non mento se dico che fino a due giorni prima di salirlo, il diedro Philipp-Flam non mi aveva mai intrigato particolarmente: la fama sulla roccia marcia non aiutava, ma è soprattutto la grande quantità di tiri in camino, spesso bagnati e il rischio di dover bivaccare con l'idea di non riuscire ad uscire in giornata e prendersi il temporale, che mi hanno tenuto alla larga da questa via. La motivazione sarebbe arrivata solo al momento giusto, con il compagno migliore: alta pressione africana stabile con zero termico che schizza a 4800 m e il Laza che rimane in Dolomiti ancora due giorni... è presto fatta. Però siamo categorici: la via si fa col bivacco! E col senno del poi scelta più che azzeccata che ci ha permesso di godere ogni singolo minuto di questa salita, di cui altrimenti avrei solo tanti ricordi sfocati.
Quando ti trovi sotto alla Nord-Ovest un po' di strizza ce l'hai sempre e un recupero dell'elisoccorso su una cordata su Mexico giusto quando stiamo attaccando, di certo non aiuta a partire a cuor sereno ma basta qualche tiro per sbloccarsi ed entrare in sintonia. Ci dividiamo i tiri a blocchi di 4-5 così non dobbiamo continuamente scambiarci lo zaino e il secondo prende un buon ritmo col peso. Su una salita come questa l'importante è avere bene in mente la direttiva della via, infatti una volta che sei dentro la parete non è sempre facile orientarsi; inoltre le relazioni, per quanto precise, avranno sicuramente degli errori, di conseguenza conta molto anche il fiuto personale.
Per la logistica mettiamo in cantiere praticamente due giorni e mezzo, salendo a dormire la prima sera a Malga Boi Vescovà, senza sfruttare l'appoggio del Rifugio Tissi. Per il bivacco invece troviamo un bel terrazzino per due persone alla fine di L21, quelli più in basso sono peggiori, alcuni trappole mortali in caso di maltempo, perchè posizionati dentro a dei colatoi.
Per il materiale da bivacco ci organizziamo bene con un zaino leggero da 20L per il primo e uno pesante ma compatto da 35 L che tiene il secondo. Oltre a vestiti abbiamo un sacco bivacco da due, un materassino e un sacco a pelo leggero che useremo a mo' di coperta. Prendiamo cibo in busta e circa 3L di acqua a testa in totale, anche se il primo giorno ne consumiamo più del previsto, cosa che ci costringe a tagliare un po' sulla cena. Per colazione biscotti e immancabile il jetboil che torna utile anche per una bevanda calda e zuccherata.
Di relazioni se ne trovano varie, noi usiamo quelle reperibili in rete, ovvero il topo di Cammini Verticali che utilizziamo prevalentemente nella parte alta della via e la rela del CAI Milano fatta molto bene anche se un po' troppo catastrofista. Di roccia marcia ce n'è e forse è quella che si ricorda, ma vari tiri sono anche sani, inoltre i camini terminali non sono poi così estremi, anche se è da dire che abbiamo trovato la via piuttosto asciutta per gli standard (comunque vari tiri umidi e 2-3 bagnati). Qualche scena raccapricciante la si trova ma avendo salito la Andrich-Faè a Punta Civetta in condizioni ben peggiori, posso dire che uscire da lì è stato peggio.
La via in generale è ben chiodata, le soste ci sono quasi tutte e spesso si integra a friend. Anche fuori dalla via si trovano sempre chiodi (qualcuno ha sbagliato prima di noi). Noi (forse sbagliando) decidiamo di non portare martello e chiodi, portiamo serie completa di friend #0.2-3 raddoppiando 0.4 e 0.75 e 11 rinvii (consiglio molti allungabili).
Per quanto riguarda la relazione CAI Milano, è fatta bene ma alcuni appunti:
- Tiri 7-8 sono 120 m ca. in tot e non 80 m;
- Tiro 9 è più corto di 60 m;
- Tiri 10 e 11 sono marci e duri, direi sul VI+ andante con passo obbligato ma ben protetto per uscire da uno strapiombo;
- La lama rovescia di L12 è un pó più di V;
- L13 VI pieno;
- L14 VI e non VI+. Noi abbiamo traversato qualche metro a sx, poi alzati al chiodo e iniziato a traversare a sx. Sul finale sul giallo ci si alza per poi scendere, infine diedrino. Sosta ottima su tre chiodi;
- L15 è azzerabile ma con un passo obbligato per raggiungere chiodino in alto a destra. Uscita in colatoio con sosta su chiodo + clessidra integrabili con friend;
- L16 verso destra. Noi stiamo alti facendo passo scomodo in discesa con fettuccia che aiuta e poi attriti per arrivare in sosta. Probabilmente conviene tenersi bassi prima e immettersi in un canalino dal basso evitando il passo in discesa;
- L17 marcio e uscita su colatoio sotto caminone. Possibile bivacco ma evitato per caduta pietre (attenzione in caso di temporale, potrebbe diventare una cascata);
- L18 non andare a destra ma direttamente a sx verso lo spigolo che poi permette di immettersi nel camino principale;
- L20 in caminaccio ma non così male, comunque umido e viscido. Azzerabile;
- L22+L23 concatenabili, tiro speleo con uscita da buco;
- Da L25 la via viene descritta come difficile da individuare, così iniziamo a seguire il topo di Cammini Verticali. In realtà su L25 basta seguire i chiodi sulla placca grigia a sx del diedro e poi traversare a destra nel camino sul finale. Occhio agli attriti. Possibile posto da bivacco a destra fuori dalla sosta.
- L26 e L27 sono un modo per evitare a destra il camino principale, anche se dalla sosta non appare malaccio (forse un tempo lo si trovava spesso ghiacciato). Quindi su L26 noi traversato a dx oltre lo spigolo e poi continuato a traversare sotto a un tetto giallo di roccia malsicura per immettersi in un canalino (VI/A0 su friend). Con gli attriti meglio fermarsi su chiodo malsicuro integrabile con friend. NB: all’inizio è possibile tenersi alti sopra la sosta (chiodi) e traversare più alti ma con passo iniziale duro. Il IV grado di Cammini Verticali neanche visto;
- L27 camino/diedro molto bagnato, uscendo dopo poco a sx in placca. Fermarsi un pó sotto il passo chiave finale su due chiodi più comodi della sosta successiva.
- L28 è il tiro chiave della parte alta (A0 e A1) e poi con un tiro lungo si esce.
Mega avventura con Laza, sempre una certezza!