Ammaliante e romantico con le sue guglie slanciate, il Castello di Vedorcia si erge un po’ nascosto nel Cadin di Toro, non sta in bella vista come le cime di fronte e infatti, addentrandosi nella valle, compare solamente verso la fine. In giro non si trovano molte informazioni a riguardo, ma leggendo sul Visentini si capisce subito che qui si vivranno momenti d’alpinismo d’esplorazione, cosa ormai sempre più rara. Anni fa mi è capitato di pensare a queste salite come ad un gioco, una sorta di caccia al tesoro, dove il tesoro può essere rappresentato dalla vetta o più spesso da uno scorcio o un passaggio inaspettato che ti apre la prospettiva e ti sorprende. Sta di fatto che questa volta siamo in macchina che saliamo lungo la strada del Padova e ancora non sappiamo con precisione che cima salire. L’idea iniziale era per la Pala Grande, altra bella croda selvaggia, ma la neve che si vede sotto forcella Cadin ci fa desistere. Per Angela è la prima volta su questi terreni ma la conosco e sento di darle fiducia, così decido per il misterioso Castello di Vedorcia: non ce ne pentiremo! Partiamo dalla radura del Padova con un bel freddino, il Sole di Novembre è ormai basso e non arriva a scaldare il fondo della valle, soprattutto nel Cadin di Toro, dove tutto è fermo e congelato. Però più su, in alto, le crode risplendono e noi ne siamo attratti…peccato che man mano che saliamo, il Sole giri con noi, spostando il tepore sempre più in là e facendoci restare sempre al freddo! Ma poco male, muovendoci ci scaldiamo. Abbiamo con noi la relazione del Visentini che, se ben interpretata, suggerisce di seguire l’ampio cengione mugoso da sinistra a destra, fino al primo cambio di direzione. Fin qui di […]