17 Settembre 2019

Cassin-Ratti – Torre Trieste

Lo chiamano Hotel Cassin ma fondamentalmente è un masso un po’ più grande degli altri in mezzo ad un ghiaione alquanto disastrato. Dal lato a valle presenta una cavità dove è possibile bivaccare in due ma chiaramente quando arriviamo gronda acqua, così ci piazziamo fuori, in pendenza. Il materassino non vuole saperne di restare gonfio così mi faccio una bella notte a contatto con i sassi. Che poi è veramente chiamato Hotel Cassin o è Nicola che si diverte ad affibbiare i nomi a tutto? Non lo so, so solo che alla fin fine un po’ dormiamo e la mattina alle prime luci imbocchiamo la cengia d’attacco. In breve siamo nella parete della Torre Trieste che non finisce mai: si iniziano le danze. I tiri si susseguono uno dopo l’altro senza soluzione di continuità fino alla prima cengia, dove abbiamo già accumulato ritardo. Poi ci metto del mio e vado ad infilarmi nel diedro sbagliato: la relazione recita IV+ ma sarò almeno sul VI+, la roccia però è stupenda e ne viene fuori il più bel tiro fino ad ora. Siamo sulla seconda cengia ed entrambi sappiamo che si tratta dell’ultimo punto di fuga. Scendendo a destra saremo a Capanna Trieste per cena; salendo invece, probabilmente dovremo bivaccare in cima o comunque passare la notte fuori: entrambi non conosciamo la discesa ma sappiamo essere molto temuta per la complessità, per cui ci siamo riproposti di non affrontarla al buio. Mandiamo giù una barretta energetica e ripartiamo. A volte le parole non servono. Qui la musica cambia e la roccia diventa qualcosa di spettacolare, peccato che andiamo avanti come automi. Una riga di tiri duri mi prova e finito l’ultimo mi vengono i crampi alle braccia recuperando le corde. Negli ultimi quattro tiri passa in testa Nicola, nel mentre mi scolo […]